mercoledì 28 dicembre 2011

Cosa è la crisi dell'Economia?

La crisi dell'Economia è il normale risultato della discrasia esistente fra Politica Economica e Politica Monetaria in un contesto giuridico ed economico ove il riparto di competenze del potere pubblico sia stato privatizzato, ove la gestione della cosa pubblica sia stata imprenditorializzata, ove la governance multilivello abbia una matrice opportunistica e liberalistica, ove i governanti veri sono i banchieri (gli unici ad arricchirsi), ove sia introdotta una moneta che non risponda alle esigenze di aumento dell'offerta d'essa, ove le tutele del lavoro siano state marginalizzate, eluse, sminuite, svalorizzate, ove chi governa siede ad un tavolo a composizione, suffragio, ed interessi di stampo oligarchico. 

L'Euro non è una moneta statale: ciascuno Stato dovrebbe avere una moneta da utilizzare come strumento per finanziare il debito mediante l'aumento dell'offerta di essa. Se la gestione della moneta non appartiene al Governo, questo non può far fronte all'inflazione. La Politica Monetaria è stata deferita ad un ente autonomo, ed i Governi non sono capaci di sostenere la crisi in quanto non sono più padroni in casa. Chi stabilisce la Politica Monetaria dell'Euro non è subordinato a nessun governo, non è legittimato da nessun parlamento, non è eletto da nessun popolo. L'Economia europea è solo lo spazio ludico di banchieri ed imprenditori, che, sfruttando la pressione politica sulla concertazione internazionale europea, incrementano le proprie finanze.
I cittadini dei singoli Stati europei, di comunitario, di europeo, hanno in comune la sola fregatura, il solo debito, il solo disavanzo. 
La privatizzazione della pubblica amministrazione ha eliminato la sicurezza del P.I. e della struttura pubblica; la riforma del diritto del lavoro ha depotenziato l'unico strumento di tutela dei lavoratori subordinati; la creazione delle forme flessibili ed elastiche di lavoro, nonché la somministrazione, ha solo avvantaggiato l'impresa e l'organizzazione economica eludendo 2° e 3° comma dell'art. 41 Cost., tradendo l'art. 1.
Cosa giustifica il fatto che chi governa un popolo di lavoratori in una Repubblica fondata sul lavoro sia un manipolo di banchieri ed imprenditori? Come si spiega questa incongruenza? Perché non curare il deficit democratico europeo? Perché liberalizzare, se la liberalizzazione nuoce alla stragrande maggioranza della popolazione, ch'è formata di lavoratori?
La liberalizzazione del mercato del lavoro è il peggiore dei mali su questa terra: scaraventa i lavoratori nella temperie dell'insicurezza, del precariato, dell'instabilità, eliminando qualsivoglia spiraglio di sicurezza e stabilità. Aumenta la differenza tra ricchi e poveri: i pochi imprenditori si arricchiscono sempre di più, ed i tanti lavoratori s'impoveriscono sempre più.
Cosa ci vieta di aprire gli occhi?

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